lunedì 27 dicembre 2010

Intervista a Donatella Bova



Donatella Bova è stata una calciatrice di grande successo in Campania tra gli anni '80-'90. Ha vinto uno scudetto con il Campania e ha avuto una carriera piena di successi e soddisfazioni.
Ha raccontato a noi dell'apams com'è iniziato il suo percorso e quali sono state le sue più grandi soddisfazioni.

Come ti sei avvicinata al calcio? A che età? 

Dopo il girello praticamente. Ero piccolissima e ho iniziato a giocare nel mio parco al Vomero. Poi da professionista ho cominciato all'età di 12 anni e mezzo nel Giugliano, una squadra di serie A. Ero la calciatrice più piccola del torneo. Allora non c'erano veti, ora si gioca dai 14 in su. 

La tua famiglia, essendo il calcio uno sport per lo più ad appannaggio maschile, soprattutto negli anni 70’, come vedeva questa tua scelta? 

Mio padre era felicissimo, mia madre meno ma non mi ha mai ostacolato. Lei è sempre stata più titubante  non per lo sport in sé, ma per l'ambiente non proprio oxfordiano.

Come ricordi questa tua prima esperienza calciastica? 

Sono stata 5 anni consecutivi al Giugliano. E’ stata un’esperienza fantastica. Giravo l'Italia con la squadra e a quell'età è tutto una scoperta.

Quali persone sono state importanti per te nella tua carriera calcistica?

Il mio primo mister, Gennaro Di Gennaro, napoletano verace e il mio primo presidente Michele Ciccarelli. Entrambi erano educatori in primis. Sono stata fortunata: al Giugliano l'educazione era fondamentale.

Ci puoi raccontare quale episodio che ricordi con piacere?

Ce ne sono tanti, ma quello che ricordo con più piacere è la prima convocazione per una trasferta. Alcune ragazze non si erano presentate agli allenamenti e il mister senza batter ciglio convocò tutte le seconde linee per andare a giocare contro la prima in classifica, una squadra milanese che si chiamava Gorgonzola. Facemmo la partita della vita: io esordì nel secondo tempo e perdemmo “solo” 2-0. Fu una vera impresa, ma quel gesto da parte del mister fu importantissimo. Venne anche mio zio di Milano a vedermi e ne fui molto contenta.

I tuoi maggiori successi in campo quali sono stati e con quali squadre?

Nel '89-'90 ho vinto lo scudetto con il Campania, che altro non era che il Giugliano con una denominazione differente. Quell'anno facemmo la doppietta perché vincemmo anche la Coppa Italia. Poi qualche anno successivo fu un successo raggiungere un secondo posto con il Milan di Carolina Morace. Però ricordo volentieri anche un quinto posto con il Napoli (ex Somma Vesuviana), conquistato da tutte ragazze napoletane qualche anno prima dello Scudetto.

Cosa è cambiato in meglio e in peggio del calcio femminile ai tempi di quando giocavi tu ad adesso?

Il calcio femminile prima era una prerogativa del sud, ora purtroppo qui non ci sono più tante realtà.
Negli anni '80 in serie A c'erano sempre 2 o 3 squadre campane. Ora il livello in generale è salito, ma in Campania no.

Secondo te perchè questo calo?

Mancanza di volontà da parte delle federazioni in generale. Qui in Campania anche mancanza di dirigenti seri, Carpisa e qualche altra realtà a parte.

Hai smesso la carriera da calciatrice forse anche un po’ in anticipo visto le tue capacità tecniche, come mai?

Un infortunio a 33 anni. Avendo questo causato la chiusura di un'attività lavorativa, ho preferito non riprendere. Ho allenato due anni, il mio staff ed io abbiamo portato la Juve Stabia in serie B.
Poi ho preferito non continuare perché è un settore che non dà garanzie e non cresce. Però al momento sono il direttore sportivo dell'Isef calcio a 5 e lavoro presso un quotidiano come impaginatrice.

Se fosse in tuo potere farlo cosa cambieresti oggi del mondo del calcio?

Semplicemente obbligherei le squadre professionistiche ad avere un settore femminile. Per loro sarebbe una spesa irrisoria rispetto ai soldi che girano nel mondo maschile. Poi a livello giovanile
lo inserirei nelle scuole. Non ci vorrebbe molto, basterebbe la volontà da parte degli organi federali.

Valentina Capezzuto





lunedì 20 dicembre 2010

Il calcio a modo loro!



Mi chiedo qualche volta, quando vedo il calcio oggi come si è trasformato, se sono un fortunato o uno sfortunato. Avevo 6 anni quando tanti ragazzotti con la maglia azzura nell' 86 festeggiavano il loro primo scudetto del Napoli, ed io per le strade, tutto in tinta con il resto della città, del mare e del cielo, urlavo e festeggiavo qualcosa che appena comprendevo.

Ricordo il fermento della gente, le trasmissioni tv e che da tutta Italia, sembrava che un miracolo si fosse compiuto: certo era solo una sensazione, ma era bella!

Ricordo ad uno ad uno i volti di tutti quei ragazzi che in tutto quel campionato erano riusciti a vincere su tutti i campi d'Italia e che insieme a quel GENIO credevano ogni giorno di potercela fare.

Ricordo negli anni successivi che quello che poi mi ha fatto appassionare a questo gioco, era vedere tutti quei CAMPIONI nelle squadre di serie A: quei CAMPIONI che facevano grandi le loro squadre e a cui i tifosi si abbracciavano ogni domenica e che, con il loro esempio, trasmettevano sapienza, sicurezza, professionalità ed insegnamento ai più giovani.

Ricordo un Baresi, Tassotti, Ferrara, Maldini, Zenga, Donadoni, Zola, lo zio Bergomi, Baggio, Signori...ed altri forse meno ricordati che per me erano CAMPIONI lo stesso come Costacurta, Casiraghi, Albertini, De Napoli, Giordano, Carnevale, Pagliuca, Sebastiano Rossi , Galli, Bagni,.

Per me tutti CAMPIONI. Tutta gente che, mi chiedo, nel calcio di oggi quanto avrebbe dovuto guadagnare, tutta gente che per me ha fatto il calcio degli ultimi 30 anni e che verrà ricordata molto di più di tanti ragazzi bravi di oggi.

Il calcio a modo loro era giocare e divertirsi, sacrificarsi e "lottare" per i colori che portavano indosso, perchè ci credevano. Io sono cresciuto pensando e credendo anche in loro, nel loro modo di "divertirsi".

La paura è che giocatori come loro non torneranno più e che molti non riusciranno a vivere quello che ho vissuto io.

Quando Paolo Maldini lasciò il calcio giocato, quello è stato l'ultimo mio ricordo di un calcio andato...l'ultimo mio ricordo di quando ero bambino e giravo per le strade vestito del mare e del cielo.

Spero di poter riuscire a trasmettere parte di queste emozioni alle persone che incontro ogni giorno sui campi di calcio, sui quei campi di calcio che ho scelto di solcare anche per fare questo.

Mi scusino MARADONA, PLATINI, VAN BASTEN, GULLIT. Voi siete eterni, perchè non sarete mai ricopiabili.

Cristiano Giannotti