lunedì 27 dicembre 2010

Intervista a Donatella Bova



Donatella Bova è stata una calciatrice di grande successo in Campania tra gli anni '80-'90. Ha vinto uno scudetto con il Campania e ha avuto una carriera piena di successi e soddisfazioni.
Ha raccontato a noi dell'apams com'è iniziato il suo percorso e quali sono state le sue più grandi soddisfazioni.

Come ti sei avvicinata al calcio? A che età? 

Dopo il girello praticamente. Ero piccolissima e ho iniziato a giocare nel mio parco al Vomero. Poi da professionista ho cominciato all'età di 12 anni e mezzo nel Giugliano, una squadra di serie A. Ero la calciatrice più piccola del torneo. Allora non c'erano veti, ora si gioca dai 14 in su. 

La tua famiglia, essendo il calcio uno sport per lo più ad appannaggio maschile, soprattutto negli anni 70’, come vedeva questa tua scelta? 

Mio padre era felicissimo, mia madre meno ma non mi ha mai ostacolato. Lei è sempre stata più titubante  non per lo sport in sé, ma per l'ambiente non proprio oxfordiano.

Come ricordi questa tua prima esperienza calciastica? 

Sono stata 5 anni consecutivi al Giugliano. E’ stata un’esperienza fantastica. Giravo l'Italia con la squadra e a quell'età è tutto una scoperta.

Quali persone sono state importanti per te nella tua carriera calcistica?

Il mio primo mister, Gennaro Di Gennaro, napoletano verace e il mio primo presidente Michele Ciccarelli. Entrambi erano educatori in primis. Sono stata fortunata: al Giugliano l'educazione era fondamentale.

Ci puoi raccontare quale episodio che ricordi con piacere?

Ce ne sono tanti, ma quello che ricordo con più piacere è la prima convocazione per una trasferta. Alcune ragazze non si erano presentate agli allenamenti e il mister senza batter ciglio convocò tutte le seconde linee per andare a giocare contro la prima in classifica, una squadra milanese che si chiamava Gorgonzola. Facemmo la partita della vita: io esordì nel secondo tempo e perdemmo “solo” 2-0. Fu una vera impresa, ma quel gesto da parte del mister fu importantissimo. Venne anche mio zio di Milano a vedermi e ne fui molto contenta.

I tuoi maggiori successi in campo quali sono stati e con quali squadre?

Nel '89-'90 ho vinto lo scudetto con il Campania, che altro non era che il Giugliano con una denominazione differente. Quell'anno facemmo la doppietta perché vincemmo anche la Coppa Italia. Poi qualche anno successivo fu un successo raggiungere un secondo posto con il Milan di Carolina Morace. Però ricordo volentieri anche un quinto posto con il Napoli (ex Somma Vesuviana), conquistato da tutte ragazze napoletane qualche anno prima dello Scudetto.

Cosa è cambiato in meglio e in peggio del calcio femminile ai tempi di quando giocavi tu ad adesso?

Il calcio femminile prima era una prerogativa del sud, ora purtroppo qui non ci sono più tante realtà.
Negli anni '80 in serie A c'erano sempre 2 o 3 squadre campane. Ora il livello in generale è salito, ma in Campania no.

Secondo te perchè questo calo?

Mancanza di volontà da parte delle federazioni in generale. Qui in Campania anche mancanza di dirigenti seri, Carpisa e qualche altra realtà a parte.

Hai smesso la carriera da calciatrice forse anche un po’ in anticipo visto le tue capacità tecniche, come mai?

Un infortunio a 33 anni. Avendo questo causato la chiusura di un'attività lavorativa, ho preferito non riprendere. Ho allenato due anni, il mio staff ed io abbiamo portato la Juve Stabia in serie B.
Poi ho preferito non continuare perché è un settore che non dà garanzie e non cresce. Però al momento sono il direttore sportivo dell'Isef calcio a 5 e lavoro presso un quotidiano come impaginatrice.

Se fosse in tuo potere farlo cosa cambieresti oggi del mondo del calcio?

Semplicemente obbligherei le squadre professionistiche ad avere un settore femminile. Per loro sarebbe una spesa irrisoria rispetto ai soldi che girano nel mondo maschile. Poi a livello giovanile
lo inserirei nelle scuole. Non ci vorrebbe molto, basterebbe la volontà da parte degli organi federali.

Valentina Capezzuto





lunedì 20 dicembre 2010

Il calcio a modo loro!



Mi chiedo qualche volta, quando vedo il calcio oggi come si è trasformato, se sono un fortunato o uno sfortunato. Avevo 6 anni quando tanti ragazzotti con la maglia azzura nell' 86 festeggiavano il loro primo scudetto del Napoli, ed io per le strade, tutto in tinta con il resto della città, del mare e del cielo, urlavo e festeggiavo qualcosa che appena comprendevo.

Ricordo il fermento della gente, le trasmissioni tv e che da tutta Italia, sembrava che un miracolo si fosse compiuto: certo era solo una sensazione, ma era bella!

Ricordo ad uno ad uno i volti di tutti quei ragazzi che in tutto quel campionato erano riusciti a vincere su tutti i campi d'Italia e che insieme a quel GENIO credevano ogni giorno di potercela fare.

Ricordo negli anni successivi che quello che poi mi ha fatto appassionare a questo gioco, era vedere tutti quei CAMPIONI nelle squadre di serie A: quei CAMPIONI che facevano grandi le loro squadre e a cui i tifosi si abbracciavano ogni domenica e che, con il loro esempio, trasmettevano sapienza, sicurezza, professionalità ed insegnamento ai più giovani.

Ricordo un Baresi, Tassotti, Ferrara, Maldini, Zenga, Donadoni, Zola, lo zio Bergomi, Baggio, Signori...ed altri forse meno ricordati che per me erano CAMPIONI lo stesso come Costacurta, Casiraghi, Albertini, De Napoli, Giordano, Carnevale, Pagliuca, Sebastiano Rossi , Galli, Bagni,.

Per me tutti CAMPIONI. Tutta gente che, mi chiedo, nel calcio di oggi quanto avrebbe dovuto guadagnare, tutta gente che per me ha fatto il calcio degli ultimi 30 anni e che verrà ricordata molto di più di tanti ragazzi bravi di oggi.

Il calcio a modo loro era giocare e divertirsi, sacrificarsi e "lottare" per i colori che portavano indosso, perchè ci credevano. Io sono cresciuto pensando e credendo anche in loro, nel loro modo di "divertirsi".

La paura è che giocatori come loro non torneranno più e che molti non riusciranno a vivere quello che ho vissuto io.

Quando Paolo Maldini lasciò il calcio giocato, quello è stato l'ultimo mio ricordo di un calcio andato...l'ultimo mio ricordo di quando ero bambino e giravo per le strade vestito del mare e del cielo.

Spero di poter riuscire a trasmettere parte di queste emozioni alle persone che incontro ogni giorno sui campi di calcio, sui quei campi di calcio che ho scelto di solcare anche per fare questo.

Mi scusino MARADONA, PLATINI, VAN BASTEN, GULLIT. Voi siete eterni, perchè non sarete mai ricopiabili.

Cristiano Giannotti

mercoledì 24 novembre 2010

Intervista ad Alessia Tuttino


Alessia Tuttino, calciatrice italiana che gioca come mediano nella Roma, ha rilasciato in ESCLUSIVA per l’apams un’intervista prima di partire per gli Stati Uniti, dove insieme alla nazionale italiana di calcio femminile, il prossimo 27 novembre, disputerà la partita di ritorno per la qualificazione ai mondiali. 

La giocatrice si è messa a nudo parlandoci di lei, di come è nata la sua grande passione per il calcio, dei momenti più belli e più difficili che ha dovuto affrontare durante la carriera e di tutto quel che pensa del mondo del calcio in Italia. 

Alessia  è nata a Udine il 15 marzo 1983, e gioca anche con la maglia della nazionale, dove con grande qualità e spirito di sacrificio, ha saputo realizzare reti spettacolari.
Alessia inizia la sua carriera calcistica all'età di 7 anni con i pulcini e gli esordienti della squadra di calcio di Basiliano, mettendosi in luce anche con compagni e rivali dell'altro sesso. A 14 anni inizia la sua avventura nel calcio femminile con la maglia del Tenelo Club Rivignano, con il quale gioca i campionati di Serie C e Serie B. All'età di 18 anni, nel 2001, avviene il grande salto che la legherà al calcio femminile di Verona e provincia, ovvero il passaggio al Foroni Verona, dove gioca per una stagione prima di passare al Bardolino. Con la maglia del Bardolino vince tutto a livello nazionale e si conferma come colonna del club benacense e della nazionale italiana.

Com’è nata la tua passione per il calcio? 

Era già dentro di me, se si può dire così, anche perché avevo mio fratello più grande che già giocava a calcio. Fin dall’asilo non ho mai giocato con le bambole, ma il mio gioco preferito era il pallone. Direi che è stato un amore a prima vista.

A che età hai iniziato a giocare?

Ho iniziato a giocare a sette anni insieme ai maschietti. Ho giocato in tutte le categorie fino agli esordienti e i giovanissimi. Fino ai quattordici anni sono stata con i ragazzi, anche perché prima non avrei potuto giocare con le ragazze, e poi a quattordici anni sono passata ad una squadra di calcio femminile.

Qual è stata la prima squadra in cui hai giocato?

E’ stata una squadra di Udine che si trovava dove abitavo, a Rivignano, era una squadra di serie C, poi passata in serie B. Sono stata con loro 4 anni e poi sono stata acquistata dal Foroni Verona,che adesso non esiste più. Adesso gioco nel Bardolino.

Ti è mai capitato di esserti pentita di avere scelto questa carriera?

Assolutamente no! La passione è talmente tanta che quello che mi piace fare è giocare a calcio, anche se a volte penso a quello che farò in futuro, perché il calcio è una parentesi che può durare tanto come poco. Noi calciatori in mano, di materiale intendo, non abbiamo molto, quindi si possono fare delle scelte a livello lavorativo o di studio diverse.

Quando smetterai di giocare cosa ti piacerebbe fare?

In questi anni mi sono laureata in Scienze motorie e mi piacerebbe prendere un’altra laurea, quindi vorrei continuare gli studi in fisioterapia. Per ora l’impegno calcistico è tanto e quindi non lavoro a tempo pieno, ma la mia idea per il futuro ce l’ho!

Quali sono le tue prossime ambizioni calciastiche?

Se ci riusciamo, sarebbe bellissimo andare al mondiale con la nazionale, anche perché non ne ho mai giocato uno. Proprio sabato 27 novembre giocheremo la partita di ritorno con gli Stati uniti per la qualificazione al mondiale.

Ricordi un momento particolarmente difficile che hai dovuto affrontare durante la tua carriera?

Beh sicuramente l’infortunio grave che ho avuto nel 2005 quando ho rotto il crociato. Ciò non mi ha permesso di andare a giocare quello che sarebbe stato il mio primo Europeo.

Qual è stato il momento più bello della tua carriera?

I ricordi più belli sono legati a delle vittorie. Col Bardolino in particolare la semifinale di Champions League, dove abbiamo giocato davanti a quindici mila spettatori, ed è stata un’emozione grandissima. Invece con la nazionale uno dei momenti più belli è stato un mio goal che l’anno scorso ci ha permesso di vincere la partita dell’Europeo contro l’Inghilterra, un 2 a 1 su un mio goal da 30 metri.

E un momento deludente?

Il primo che mi viene in mente risale all’anno scorso, agli Europei contro la Germania abbiamo perso immeritatamente per 2 a 1 la partita che ci avrebbe  portato in semifinale.

Credi che in Italia ci sia interesse per il calcio femminile come per il calcio maschile? Se così non è, secondo te perché?

L’interesse sicuramente non è proporzionato. Si tratta di due mondi totalmente diversi, pur giocando sempre a calcio, per cui le regole, il pallone, il tempo di durata sono uguali, ma sicuramente l’interesse per il calcio maschile è maggiore, anche perché vi ruotano intorno maggiori interessi economici e perché a livello di società il calcio è visto come uno sport prettamente maschile. Devo essere sincera: negli ultimi anni c’è stato un maggiore interesse per il calcio femminile. L’ideale sarebbe che le società di calcio maschile avessero un settore dedicato al calcio femminile, per dare non solo una maggiore sicurezza economica alle calciatrici, ma anche la possibilità di potersi allenare in strutture più adeguate, e anche in caso di infortuni avere delle strutture che permettono un recupero più rapido.

Il calciatore viene spesso visto come una persona privilegiata, con un grande rilievo sociale. Credi sia uno stereotipo? Tu come vivi questa cosa?

Noi calciatrici sinceramente non viviamo questa cosa, anche perché se giri per le strade non ti fermano, non ti riconoscono. Magari per il calciatore è diverso, perché chiunque, dal ragazzino alla persona più anziana, lo riconosce.

Se fosse in tuo potere farlo, cambieresti qualcosa di ciò che regola il mondo del calcio?

Sicuramente sì! Essendo una donna cambierei il mondo di pensare e vedere le cose, perché il calcio è calcio a prescindere dal sesso del giocatore. Non c’è differenza, se non quelle fisiologiche che ci sono sempre tra uomo e donna. Il calcio è uguale per tutti!

Valentina Capezzuto

venerdì 12 novembre 2010

La testa nel pallone!



Si apre ufficialmente un nuovo mese dedicato al calcio....ancora una volta diamo la possibilità a tutti i nostri amici di scrivere articoli, inviarci video, foto, curiosità sull’argomento. I materiali più interessanti saranno pubblicati sul blog per discuterne anche insieme ai nostri esperti.
Non importa essere degli atleti professionisti per partecipare. Vogliamo condividere con voi l'amore per lo sport e conoscere meglio il mondo di chi ha fatto del calcio la sua passione più grande, o semplicemente lo segue alla tv.
Potete scriverci all'indirizzo info@apams.eu ...sarete voi i nostri autori! Allora tutti pronti per metter la TESTA NEL PALLONE???

mercoledì 3 novembre 2010

Misurazione e controllo del carico dell'allenamento

Prof. Domenico Scognamiglio, tecnico specialista nazionale di A.L.

Uno dei punti fondamentali nella preparazione fisica di un atleta riguarda la misurazione ed il controllo dell’allenamento.
Nel corridore di resistenza tale controllo, rispetto agli sport di situazione dove le componenti che possono influenzare la prestazione sono sicuramente maggiori, è più semplice e lo si può dividere in 3 fasi:
  1. Raccolta delle informazioni 
  2. Elaborazione delle stesse
  3. Pianificazione, adattamento e modificazioni dell’allenamento
A tal proposito, quindi, diventa necessario per il raggiungimento dell’obiettivo conoscere esattamente lo scopo che vogliamo ottenere, per poter progettare un allenamento invece che un altro.
Nella seduta d’allenamento del maratoneta, la misurazione della quantità del lavoro da svolgere, che è alla base (relativamente alla distanza di gara) di ogni allenamento di corsa, risulta semplice definirla perché è determinata dalla misurazione dello spazio percorso.
L’ intensità, invece, è un valore che cambia in relazione al livello tecnico dell’atleta, alle sue caratteristiche, agli anni d’attività sportiva, alla qualità della vita che svolge… Ad esempio un atleta top level, rispetto ad un atleta amatore, correrà la maratona non solo in tempi più brevi, ma anche con un dispendio energetico molto più basso nell’unità di tempo.

Il carico d’allenamento, quindi, rappresenta la spesa energetica e mentale richiesta ad un atleta per eseguire un determinato allenamento. Tale carico a sua volta si divide in  esterno ed interno.
Il carico esterno rappresenta l’allenamento che svolgiamo, esso è semplice da misurare e dipende dalla quantità e dalla qualità (intensità) del lavoro svolto.  
Il carico interno, invece, rappresenta la sommatoria degli stress che l’organismo subisce da un determinato carico esterno. Esso non dipende però solo dal carico esterno, ma anche dalle condizioni psico – fisiche che caratterizzano l’organismo nel momento in cui è sottoposto a stimoli esterni.
Ad esempio: fare 45’ ora di corsa a 15 km/ora (4’00” al km) ci dà l’indicazione di un preciso carico esterno. Se questo tipo di lavoro, svolto però da due atleti (A e B) in possesso rispettivamente di una soglia anaerobica di 17 km/h (A)  e 19 km/h (B), a parità di condizioni psico fisiche lo rapportiamo alla fatica espressa, l’atleta (B) farà molto meno fatica perché lavorerà ad un intensità inferiore rispetto alle sue possibilità. In questo caso, otterrà anche un effetto diverso rispetto all’atleta (A). Affinché la fatica e l’intensità degli stimoli sia simile per entrambi, diventa necessario chiedere di correre ad una determinata percentuale della loro soglia anaerobica (es: - 20% ). In tal caso, l’atleta (A), per ottenere lo scopo  prefisso, dovrà correre ad un ritmo di circa 4’15” al km,  mentre l’atleta B ad un ritmo di circa 3’50” al km. Con questo semplice esempio s’identifica l’errore che frequentemente si commette quando si combinano allenamenti con le stesse modalità, quantità e durata tra atleti di diverse caratteristiche e/o valore tecnico.
Naturalmente tra i vari mezzi d’allenamento l’individualizzazione del solo parametro intensità non è certamente sufficiente, né risulta l’unico mezzo per poter identificare il carico interno dell’atleta.
Infatti, diversi  sono i fattori che incidono su di esso e che possono causare stress differenti, tra cui:
    1. Capacità d’abitudine a svolgere un particolare tipo di lavoro
    2. Il tipo e la qualità degli allenamenti svolti nei giorni precedenti 
    3. La capacità di recupero degli stessi   
    4. Alimentazione, ore di sonno
    5. Stile e qualità della vita tra cui: alimentazione, ore di sonno, tipo di attività lavorativa (ad esempio: un lavoro fisicamente impegnativo incide nel tempo sicuramente negativamente nella sommatoria degli stress interni dell’organismo, per cui richiede di recuperi più lunghi, stessa cosa vale per un lavoro che richiede un grande impegno mentale) 
    6. Le condizioni ambientali durante gli allenamenti (altura, caldo, percorso ondulato...)
     
    Pertanto, nella programmazione e nello svolgimento dell’allenamento, sia per un miglior sviluppo sia per prevenire i danni che un errata programmazione potrebbe provocare all’atleta, diventa molto importante tener sempre conto di queste variabili.
    La valutazione del carico interno, tuttavia, anche se fatta empiricamente è possibile razionalizzarla nel migliore dei modi attraverso:
      • Conoscenza delle modificazioni fisiologiche sull’organismo dai diversi sistemi d’allenamento
      • Monitoraggio delle risposte fisiologiche e prestative dell’organismo all’allenamento (es: controllo della FC; della S.A. …)
      • Scambio periodico di sensazioni ed esperienze tra allenatore ed atleta
      • Effettuazione di Test periodici di controllo
      Ascoltare i segnali del corpo, per quanto non cosa semplice da fare, è un’espressione quanto mai giusta perché il nostro organismo ci invia sempre i giusti messaggi, attraverso un campanello d’allarme, per evitare di incorrere in problemi di overtraining.




      lunedì 18 ottobre 2010

      Principi di alimentazione e sport: il podista e i 10 km

      Dott. Raffaele Canonico - Responsabile coordinamento area medica sett. giovanile SSC Napoli - Medico dello Sport



      “ NON ESISTONO CIBI PARTICOLARI CHE MIGLIORANO LA PRESTAZIONE, MA SOLO UNA SANA ALIMENTAZIONE GARANTISCE IL RENDIMENTO OTTIMALE”.

      Per ogni disciplina sportiva devono essere tenute presenti le necessità quantitative e qualitative degli alimenti e dei principi alimentari.
      I cibi devono:
      - avere caratteristiche di igiene
      - essere di facile digestione
      - rispettare le abitudini ed i gusti personali.

      Pertanto è necessario:
      - raggiungere un sufficiente apporto calorico
      - assicurare un ottimale apporto di glicidi, protidi, grassi, vitamine, sali minerali e acqua
      - condire i cibi in modo da renderli più appetibili possibile. L'appetibilità ne migliora la digeribilità e l'assorbimento. A questo concorre anche una sufficiente masticazione.
       
      La PRIMA COLAZIONE deve essere abbondante e ricca di carboidrati (fette biscottate integrali, biscotti secchi e/o integrali, cereali integrali, muesli) uniti a latte parz. scremato, caffè, miele, marmellata, yogurt, frutta e prosciutto crudo o bresaola e grana.

      Il PRANZO, non abbondante, necessita di un equilibrio tra cibi prevalentemente proteici e glicidici. Pertanto riso o pasta conditi con sughi non grassi, carne o pesce ed una buona porzione di verdura, preferibilmente cruda e frutta fresca di stagione.
      Colazione e pranzo devono garantire una costante disponibilità di energia per tutto l'arco della giornata.

      La CENA, leggera, deve avere contenuti prevalentemente proteici come carne o pesce, uova, latte e formaggi.
      Gli alimenti prevalentemente proteici della cena hanno lo scopo di ricostituire i tessuti usurati dalla attività fisica svolta durante la giornata. Ovviamente non deve mancare una minima quota di glicidi e verdura e frutta.

      ALIMENTAZIONE E ALLENAMENTO
      La scelta dei cibi e degli orari dei pasti vanno fatti in funzione dell'allenamento, del tipo di sforzo organico e muscolare e della durata dello stesso.

      Si consiglia di:
      - assumere alimenti a non meno di 3-4 ore dall'allenamento (la completa digestione degli alimenti avviene entro le 5-8 ore successive al pasto). Dopo l'allenamento, prima di assumere alimenti, è consigliabile che passino almeno 2-3 ore. La digestione e assorbimento degli alimenti sottrae sangue ai muscoli
      - non consumare un pasto eccessivo in quanto il fenomeno della digestione determina un forte afflusso di sangue verso lo stomaco e l'intestino. L'attività fisica in queste condizioni contribuisce a rallentare la digestione (il sangue viene sottratto ai muscoli dagli organi digestivi) e a mantenere scarsa l'irrorazione sanguigna al cervello ed ai muscoli
      - assumere giuste quantità di glicidi, intesi come zuccheri complessi (pane, pasta, biscotti, ecc.) che determinano un livello prolungato e costante di sostanze energetiche nel circolo sanguigno.

      ALIMENTAZIONE E GARA

      Prima della gara
      Una norma prioritaria è quella di EVITARE INVENZIONI DIETETICHE DELL'ULTIMA ORA. Diete iperproteiche, iperglicidiche, integratori alimentari vari, vitamine e sali minerali ecc. oltre a non moltiplicare le energie dell'atleta, possono addirittura pregiudicarne il rendimento.
      Infatti:
      - un forte consumo di proteine rischia di alterare il pH del sangue portandolo verso l'acidità. Inoltre aumenta il sovraccarico di scorie metaboliche
      - l'eccesso di grassi crea difficoltà digestive
      - un eccesso di vitamine e sali minerali non possono essere immagazzinati come scorte e quindi non sono utilizzabili oltre la normale presenza nell'organismo. Può solo essere aggravato il lavoro degli organi deputati al ricambio (smaltimento del surplus).
      Inoltre:
      - il pasto dovrebbe essere facilmente digeribile e ricco di polisaccaridi (zuccheri complessi come pane, pasta, ecc.) che garantiscono un tasso glicemico del sangue costante per molte ore (tenere presente che i vari principi alimentari vengono resi disponibili per l'organismo solo dopo 5-8 ore dal pasto)
      - vanno evitati i cibi "flatulenti", capaci di determinare un notevole sviluppo di gas (carote, fagioli, ceci, lenticchie, pane integrale, alcuni tipi di verdure e frutta
      - un eccesso di alcuni zuccheri semplici può determinare una "ipoglicemia reattiva" (o rimbalzo ipoglicemico) e quindi abbassare notevolmente il tasso zuccherino del sangue. Con questo termine si intende la reazione dell'organismo all'ingestione di alcuni zuccheri semplici che, dopo un primo innalzamento dei valori glicemici nel sangue, fanno produrre un eccesso di insulina che tende a riportare la situazione ai valori normali. In relazione alle alte dosi di zucchero ingerito, questo può avvenire in maniera esagerata e tale da abbassare i valori glicemici fino a procurare una ipoglicemia vera e propria ed i sintomi ad essa collegati come stanchezza generale, sudorazione fredda, tremore alle gambe, irritabilità, ecc.
      La somministrazione di zuccheri semplici va rimandata al momento del riscaldamento prima della gara. La preferenza va data al levulosio ed al fruttosio che facilitano il rilascio, da parte delle ghiandole surrenali, di catecolamine (amine biogene che possono avere funzioni di neurotrasmettitori o di ormoni, specialmente adrenalina) che inibiscono la produzione di insulina da parte del pancreas. Questo evita l'ipoglicemia reattiva.
      Altri zuccheri possono essere somministrati solo durante la gara in quanto la liberazione di catecolamine, derivanti dalla attività fisica, inibisce la liberazione di insulina e quindi evita l'ipoglicemia reattiva.
      Dopo il pasto principale e fino a 30-40 minuti prima dell'inizio della gara, possono essere utilizzate delle RAZIONI DI ATTESA composte di frutta e verdura centrifugate, da bere a sorsi ogni 30-40 minuti, oppure bevande energetiche a base di maltodestrine (polimeri del glucosio), quindi zuccheri semplici uniti a sali minerali e vitamine.
      Ricordate che il pasto pre-gara e la cena della sera prima sono importanti, ma è ancora più importante quello che avviene in tutta la settimana prima!

      Durante la gara
      Una gara prolungata, indipendentemente dalle caratteristiche dell'impegno muscolare, determina un utilizzo più o meno accentuato di tutti i principi alimentari. Prioritariamente i glicidi, quindi i grassi, ed in parte minore le proteine. Viene anche disperso parte del patrimonio idrico, salino e vitaminico che va opportunamente reintegrato. Esistono in commercio degli alimenti "formula" specifici per questo scopo. Si consiglia somministrarli con acqua o frullati di frutta in modo da ricostituire sia il patrimonio idrico che salino.
      In alcune discipline di lunga durata (es.: corse ciclistiche su strada) può essere necessario anche un intervento con cibi solidi, ovvero dei piccoli pasti veri e propri. Questa razione, composta da zuccheri semplici, proteine e lipidi (latte e formaggi magri, uova) deve essere suddivisa in piccole porzioni (non superiori ai 50 gr) e consumata a intervalli regolari.

      Dopo la gara
      Scopo principale è il recupero fisico reintegrando innanzitutto il glicogeno muscolare e le riserve glucidiche in genere, il patrimonio idrico, la correzione dell'acidosi metabolica e l'eliminazione delle scorie.
      Dopo un esercizio fisico intenso occorrono circa 20 ore per ricostituire le scorte di glicogeno muscolare (viene ricostituito mediamente del 5% ogni ora dopo lo sforzo).
      Alcuni studi hanno dimostrato l'importanza della SOMMINISTRAZIONE GLUCIDICA immediatamente dopo la competizione in quanto nelle prime due ore la velocità di risintesi del glicogeno è maggiore.
      Si possono utilizzare snack o altri integratori zuccherati (1-1.5 gr per kg di peso corporeo).
      Secondo Coyle entro 30 minuti dal termine della gara andrebbero somministrati 50-100 gr di zuccheri per proseguire con ulteriori apporti a scadenza di 2 ore fino ad un totale di 500-600 gr nell'arco delle successive 20 ore. Lo stesso Coyle consiglia glucosio, saccarosio e amidi rispetto al fruttosio. Infatti i primi sarebbero in grado di risintetizzare il glicogeno muscolare in ragione del 5-6% ogni ora, mentre il fruttosio si limiterebbe al 2% circa.
      Anche in questo caso i centrifugati di frutta e verdura (anche "macedonia di frutta"), addizionati con un poco di sale da cucina ed eventualmente miele, risultano ottimi. Vanno somministrati subito dopo la gara a intervalli di 30 minuti circa in ragione di 200 cc.
      Inoltre può essere bevuta acqua minerale alcalina (per bilanciare la acidità del sangue dovuta al lavoro muscolare intenso e prolungato) con aggiunta, per ogni 100 cc, di gluconato di potassio e cloruro di sodio.
      Può essere utile anche la somministrazione delle vitamine B6 e B12 in quanto favoriscono la ricostruzione plastica dei tessuti ed il ritorno alla normalità di ammoniemia e azotemia, abbassando anche il tasso di tossicità di alcuni cataboliti.

      Il PASTO DOPO LA GARA non deve sovraccaricare l'apparato digestivo:
      - per il recupero energetico è bene non affrontare alcun impegno digestivo di rilievo prima che siano passate almeno 2 ore dalla competizione. È questo, in media, il tempo occorrente a far tornare il metabolismo e la circolazione sanguigna ai valori normali
      - vanno ridotti notevolmente le proteine animali e gli alimenti acidogeni (carni, uova, pesce, grassi, cereali, ecc.), in modo da non produrre ulteriori scorie metaboliche nel circolo sanguigno
      - la preferenza va data ai cibi alcalogeni (latte, frutta, verdura, ecc.)
      - l'apporto calorico deve essere inferiore di circa 1/3 rispetto al normale fabbisogno quotidiano.

      Segue schema alimentare cena, colazione e pranzo per gara alle ore 16:

      Sera prima
      Cena h 20
      • buffet di verdure lesse (carote, fagiolini, spinaci, insalata, pomodori) e verdure grigliate (zucchine, melanzane, zucca).
      • risotto al parmigiano 
      • petto di pollo alla griglia 
      • patate al forno 
      • frutta fresca (no banana)
      Giorno gara ore 16
      Colazione h 8.30
      •   the 
      • latte parzialmente scremato 
      • caffè 
      • fette biscottate integrali 
      • muesli 
      • cereali integrali e biscotti secchi 
      • marmellata e miele 
      • Frutta fresca e/o spremuta di agrumi e/o succhi di frutta
      Pranzo h 12.15
        
      • buffet di verdure lesse (carote , fagiolini, zucchine, insalata, pomodori) 
      • pasta corta con sugo (a parte) o condita in bianco con olio extravergine e parmigiano 
      • bresaola e grana 
      • crostata di marmellata senza crema
      Dott. Raffaele Canonico - Medico dello sport, nutrizionista

      mercoledì 13 ottobre 2010

      Pensieri di corsa!


      Dopo la partecipazione dell’apams alla X edizione  della Caracciolo Gold Run e in vista della 1^ Capri Dynamica Ratiopharm del 23 ottobre 2010, abbiamo deciso di dedicare gli ultimi 20 giorni  di ottobre al podismo. L'iniziativa Pensieri di corsa! dà la possibilità a tutti i nostri amici di scrivere articoli, inviarci video, foto, curiosità sull’argomento. I materiali più interessanti saranno pubblicati sul blog per discuterne anche insieme ai nostri esperti
      Non importa essere degli atleti professionisti per partecipare. Vogliamo condividere con voi l'amore per lo sport e conoscere meglio il mondo di chi ha fatto della corsa la sua passione più grande.
      Potete scriverci all'indirizzo info@apams.eu ...sarete voi i nostri autori!

      lunedì 11 ottobre 2010

      Attraversando i Faraglioni...correndo!!

      Capri, regina di rocce,...

      ... Vi sbarcai in inverno.
      La veste di zaffiro
      custodiva ai suoi piedi:
      e nuda sorgeva in vapori
      di cattedrale marina.

      ... Sulla riva di uccelli immobili,
      in mezzo al cielo,
      un grido rauco, il vento
      e la schiuma indicibile.

      ... E dal mare, girando intorno a te,
      ho fatto un anello d’acqua
      che è rimasto sulle onde
      a cingere le torri orgogliose
      di pietra fiorita…PABLO NERUDA

      Fervono i preparativi in vista della 1^ Capri Dynamica Ratiopharm
      Il trofeo memorial Giovanni Ruocco andrà allo "scalatore" di via Krupp più veloce
      Francesco Pezzella - Napoli Sport Events - Telecaprisport, 8 October 2010

      A due settimane dall'evento fervono i preparativi per la 1^ edizione della Capri Dynamica Ratioharm, gara su strada su un percorso di circa 7km suddivisi tra strade carrozzaboli e pedonali, che si terrà il 23 ottobre prossimo sull'isola azzurra. La Napoli Sport Events e la Capri Med stanno lavorando per offrire ai partecipanti tutti i servizi necessari ad affrontare la trasferta. In tal senso, grazie alla collaborazione dello sponsor TEVA - RATIOPHARM, gli atleti dovranno pagare soltanto una quota di partecipazione di 12 euro che comprende il trasferimento di andata e ritorno da Napoli a Capri e viceversa. Nei prossimi giorni sul sito http://www.capridynamicaratiopharm.it/, raggiungibile anche clikkando sul banner in alto nella home page di www.podistidoc.it, verrà pubblicato l'elenco delle strutture turistiche (alberghi e ristoranti) convenzionate che offriranno prezzi scontati a chi vorrà trattenersi sull'isola più del tempo necessario alla partecipazione alla gara. Intanto il gruppo degli aleti di Capri ha deciso di intitolare alla memoria di Giovanni Ruocco, Comandante della Polizia Municipale scomparso trenta anni fa in tragiche circostanze, il trofeo per la scalata di Via Krupp. All'atleta che risalirà nel più breve tempo i 500 metri lungo i tornanti della storica stradina oltre al premio previsto dal regolamento andrà anche il trofeo alla memoria dell'uomo di sport e istituzione che i podisti capresi vogliono ricordare in questa importante occasione. La manifestazione avrà una importante appendice il giorno successivo con la gara per i bambini organizzata nell'ambito della giornata contro l'obesità e le problematiche alimentari dei bambini in collaborazione con la FIMP (Federzione Italiana Medici Pediatri).

      lunedì 4 ottobre 2010

      La massina performance di Cristiano Giannotti

      Oggi mi va di parlare di cosa è la performance per un atleta e da cosa viene influenzata.
      In questi giorni mi trovavo, dopo una gara, a discutere con un mio atleta di cosa fosse la performance, e su quali fattori essa si basi.
      Spesso, per un calciatore, o un atleta di sport aciclico, la massima performance è molto difficile da raggiungere, ma ancora più difficile, una volta raggiunta, restarci.
      Notavo che l'atleta con cui parlavo, non riusciva ad esprimere con chiarezza quale fosse il motivo delle sue ultime prestazioni non al top rispetto al recente passato.
      Ancor più difficile era fare un quadro chiaro del momento per spiegare e capire quali ne fossero le cause.
      Diciamo che la massima performance, che non è quantificabile con nessun test nè fisico nè tecnico, viene raggiunta da una serie di fattori, tra cui anche la forma atletica.
      Per essere al quanto pratici io inserirei 4 fattori che influiscono sulla massima performance, e cioè:

      - La condizione mentale;

      - Forma fisica;

      - Status emotivo generale pre - gara;

      - Motivazioni alla massima prestazione in campo.

      Condizione mentale: è innegabile che vivere nel periodo agonistico una buona condizione mentale di serenità e tranquillità, favorisce in modo positivo l'approccio allo sforzo fisico e ad uno stato di "accettazione" alle proposte di carico fisico e tecnico. Lo stress, ad esempio, dovuto a diversi fattori personali (analizzabili e discutibili con lo stesso giocatore) influisce sulla volontà e sulla lucidità nell'essere "presenti" alle esercitazioni e alle partite la domenica. Perchè, se ci riferiamo a massima performance, dobbiamo intendere quella condizione che ci permette di eseguire giocate e prestazioni che ci fanno andare al di sopra delle nostre comuni e solite capacità, senza dover "spendere" energie aggiuntive a volte riducendo anche lo sforzo agonistico.

      Forma fisica: non spendo molte parole per la forma fisica, perchè è scontato che avere una buona forma fisica, e non mi riferisco all'eccellenza atletica, fa da corollario a tutte le altre condizioni che ho elencato. Fatto sta che, contemporaneamente, la forma fisica spesso è influenzata dalle altre condizioni, le quali se mancano non permettono la massima predisposizione all'allenamento settimanale.

      Status emotivo generale e pre-gara: a mio modesto parere, forse lo stato emotivo di un giocatore è quello che influisce di più sulla prestazione e sull'allenamento. E' risaputo che un non ottimo stato di serenità o di turbamento interiore e affettivo ha delle enormi ripercussioni sull'attività agonistica, sin anche alla sospensione temporanea dell'attività nei casi più gravi. Per un tecnico e per lo staff è fondamentale capire ed osservare anche questa evoluzione di un proprio atleta e riuscire a comunicare con lui. Non considerare questo aspetto e continuare a "pretendere" un certo tipo di allenamento può portare ad un calo di prestazione.

      Motivazione alla massima performance: questa è una di quelle condizioni che secondo il mio parere determina la massima performance: la volontà di raggiungerla. Ritengo che l'aspetto volitivo e la coscienza di voler arrivare a certi risultati possa anche aiutare a migliorare le altre condizioni. Un aspetto, infatti, importante dello staff tecnico è capire la determinazione di un proprio calciatore e cercare di esaltarlo quando questi è in fase anabolica in senso generale.
      Da qui, l'aspetto della comunicazione con i propri atleti riveste un ruolo importante.

      Su questo argomento della performance mi piacerebbe avviare un confronto e un piccolo dibattito con i lettori del blog e con chi ne è direttamente coinvolto.
      E' ben accetta l'analisi di altri aspetti che ho ritenuto "secondari" a favore di questi.

      Cristiano Giannotti

      lunedì 27 settembre 2010

      Il blog dell' A.P.A.M.S.



      Benvenuti al blog ufficiale dell'a.p.a.m.s. (Associazione per la Preparazione Atletica e la Medicina dello Sport). Questa associazione si occupa di diffondere un messaggio di promozione alla attività fisica sportiva, sia essa agonistica o amatoriale, attraverso la tutela della propria salute e la ricerca della miglior crescita psico - fisica dell'atleta. L'apams mette a disposizione tutta la conoscenza e i mezzi dei propri associati, che sono esperti di settore medico - sportivo, affinchè ogni associato possa trovare la miglior strada e nella massima tutela fisica, il miglior modo per praticare sport.
      In attesa del sito ufficiale (www.apams.eu) attraverso questo blog, le nostre attività e iniziative verranno condivise in queste pagine per trovare anche un primo dibattito e scambio di idee su quelle che sono le iniziative dell'apams e le curiosità di ogni atleta o amante dello sport.
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